Un’isola felice? L’isola che non c’é

Nel mare delle università esiste un’isola felice: Pavia.

Se davvero vuoi studiare, sappi che qui si studia bene; c’è un docente ogni 20 studenti, un record; e laurearsi nei tempi giusti è la norma. Inoltre se il biennio di specializzazione è nei tuoi programmi, devi sapere che questo è uno dei nostri punti di forza. Una conferma sulla qualità dei docenti? I tanti riconoscimenti internazionali avuti da questa Università nel campo della ricerca. Così, se cerchi il luogo ideale per i tuoi studi universitari l’hai trovato, esiste ed è un’isola felice, un’isola che c’è: l’Università degli Studi di Pavia.

vedi la campagna pubblicitaria dell’Università degli Studi di Pavia

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MA DOVE CAZZO VIVI?


 

 L’isola (Felice) che non c’è

 

C’era una volta un’isola
felice, colorata e piena di giovani…..questo posto si chiamava
Pavia.

Pavia, con i suoi 25000 studenti, era
considerata un’oasi dove era possibile studiare e divertirsi, dove i
giovani e vecchi vivevano in armonia, dove l’amministrazione comunale
e l’università favorivano la libera socialità e
promuovevano occasioni di svago e cultura. Venivano dai giovani gli
stimoli e le idee che rendevano culturalmente vivace e rigoglioso il
centro cittadino. L’uomo era al centro e tutto girava attorno.

MA

pian piano il tempo cambiò e le
nuvole grigie cominciarono ad avanzare minacciose verso Pavia e
rapidamente la cappa scura ricoprì la città.

Le persone, ma soprattutto il comune e
l’università cambiarono. Nelle loro menti gli studenti
diventarono semplice fonte di profitto. Sul centro si concentrarono
le mire di chi voleva guadagni facili e sicuri. Vennero lucidate le
strade e allestite grandi vetrine. Ad animare il centro c’era ora la
febbre dei saldi, la sfilata del sabato pomeriggio e qualche locale
alla moda con prezzi esorbitanti e lobotomia culturale. L’università
si chiuse in se stessa, anche le lezioni da critiche e stimolanti
divennero nozionismo e pillole di cultura preconfezionata.
L’aggregazione e le iniziative culturali, una volta valorizzate,
vengono oggi giudicate come fastidiose per la cittadinanza. Per
questo le piazze sono oggi solitamente negate per ogni iniziativa e
allo stesso modo le aule dell’università sono proibite agli
studenti.

La buona volontà di pochi,
disponibili a lotte sovraumane contro burocrazie e poteri cittadini,
ha evitato che la fiamma della creatività si spegnesse del
tutto, ma è sotto gli occhi di tutti come lontano sia
l’antico splendore…Spesso le energie sono andate sprecate e gli
entusiasmi sono scemati a causa delle artificiose difficoltà….

Ad oggi

Pavia rimane comune bella e
potenzialmente vivace…. ma immaginate come potrebbe essere
magnifica e stimolante se:

  • Le piazze e le strade fossero
    aperte al libero incontro e fruibili senza impedimenti..

  • Il comune e le autorità
    non ostacolassero, ma favorissero la vita sociale cittadina e la
    naturale

  • L’università non fosse un
    isola separata dalla città, un’entità a sé
    stante, ma un luogo dove la socialità e il confronto siano
    considerati come parte integrante della formazione
    dell’uomo/studente.

  • L’università fosse quindi
    luogo d’incontro quotidiano e primo naturale spazio fruibile per
    ospitare la creatività proveniente dagli studenti e della
    città…..

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