Studia Consuma Taci

Ormai a Pavia vige un coprifuoco non dichiarato. La città
chiude i battenti alle nove di sera: da quell’ora in avanti sono ammessi solamente
il silenzio e la quiete televisiva sul divano di casa.

Poco importa se hai lavorato o studiato tutto il giorno e
senti il sacrosanto bisogno di socializzare e svagarti. Questo a Pavia non
rientra tra i tuoi diritti.

STUDIA_CONSUMA_TACI

Queste le parole d’ordine che guidano la vita dello
studente/precario in quella che negli spot dell’università viene spacciata come un’isola (in)felice.
Ma su quest’isola vivono ben 26 mila studenti (un abitante
su quattro): abbiamo i numeri, abbiamo la forza, ne abbiamo pieni i coglioni.

Facciamoci sentire, facciamoci vedere…riprendiamoci la città!

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Parlare di città, a Pavia, significa anche e soprattutto parlare del rapporto
tra territorio e università. Dai comportamenti repressivi della nostra
beneamata sindaca traspare una evidente sottovalutazione dei bisogni delle
studentesse e degli studenti. Per i sedicenti “democratici” pavesi contano
molto di più le opinioni espresse da comitati di vicini composti da quattro
persone che la necessità di socialità di migliaia di giovani. Il modello della
“Pavia isola felice” in realtà è solo la maschera sotto la quale nascondere la
vera prescrizione delle autorità accademiche e politiche: “studia – consuma –
taci”. Dall’affitto alla consumazione obbligatoria in qualche bar luccicante,
l’economia pavese si regge sulle spese di studentesse e studenti, che in cambio
non hanno nessuna libertà di espressione. E cosa dire di precarie e precari che
lavorano tutto il giorno e non hanno neanche la possibilità di divertirsi tutta
la notte?

 

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